lunedì 18 aprile 2011

Bom Dia Senhor Bernardo....


         Bom dia caro Bernardo, mi ero ripromesso di scriverti al ritorno dalla tua tanto amato Lisbona dai lucenti e ricchi cromatismi. Oggi però, il corso degli eventi ha cambiato lo “status quo” e mi trovo qui seduto, in questa piccola stanza che da un po’ chiamo casa. Prima ancora di conoscere Rua dos Doradores, ti scrivo seduto al sole di una finestra nella zona sud della splendida capitale spagnola. Per una apparentemente inspiegabile circostanza del destino Madrid è geograficamente collocata a metà strada tra il tuo Portogallo e la mia Italia.  
Sul comodino della mia piccola stanza ho appena riposto il tuo “libro dell’inquietudine”,  quanti insegnamenti, quanta realtà, nel tuo inconfondibile stile che definisci prosa ma in molti passi si eleva a somma poesia. Le pagine di questo libro son mine antiuomo disposte in un negozio di cristalli. Sfogliare le tue pagine è un vento che soffia dentro l’anima del lettore, alle volte caldo scirocco che spira dal sud, altre gelido e pungente come la tramontana. Leggerti richiede tempo, un piatto che dev’essere assaporato lentamente, procrastinando il più a lungo possibile il sapore che offre al fine palato delle emozioni.
Si, sei proprio bravo a raccontare la tua personale visione del mondo caro Bernardo, ma i tuoi erano tempi in cui era possibile conoscere rifugiandosi nel mondo onirico, in quei sogni ad occhi aperti divenuti per te realtà. Il sogno è stato per te un rifugio e la stessa conoscenza del mondo. Attraverso l’onirico sei stato in grado di compiere le più incredibili evoluzioni dell’intelletto conducendolo sino alle sue più profonde estremità. Hai conosciuto il mondo muovendo da un nichilismo quasi assoluto, hai annullato ogni cosa attorno a te per poterla cogliere nella sua più intima essenza “Astenendomi completamente dall’azione, disinteressandomi delle Cose, riesco a vedere il mondo esteriore quando lo osservo con un’oggettività perfetta […] E così riesco”. 
Facile per te rifugiarti nella piccola stanza di Rua dos Doradores, astraendoti da ogni cosa, immergendoti nel tuo onirico viaggio alla ricerca della conoscenza, delle emozioni, della profondità. Il tuo pensiero è libero, l’ astrazione è libertà. Riuscire a ritagliarti uno spazio, un’isola in cui spezzare le catene del pensiero ed elevare la riflessione ai suoi confini più estremi e reconditi per giungere alla conoscenza, non è cosa semplice e tu ne eri perfettamente consapevole. “libertà è possibilità di isolamento”.
In questa tua poesia, in questi tuoi lampi che squarciano l’anima e ne penetrano i segreti della conoscenza più intima anche tu ti sei dovuto arrendere all’inesorabile scorrere del tempo. Hai provato a coglierne l’essenza, la magia, ma ti sei dovuto arrendere. “E’ la fuga astratta del tempo, non la fuga concreta che è mio”. Ed il tempo scorre inesorabile, il mondo cambia, la tua stessa Rua dos Doradores è diversa da quella via in cui i tuoi passi scorrevano lenti, diverse le persone, diversi i sapori, diverso il mondo che ci avvolge. Ogni cosa che ci circonda scorre rapida e la libertà dell’astrazione diviene ogni giorno più complessa. Il tuo mondo non è il mio caro Bernardo.
Il tuo “amicoNietzsche lo aveva già compreso attraverso la teoria dell’eterno ritorno, quando affermava che: «Questa vita, come tu ora la vivi e l’hai vissuta, dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli volte, e non ci sarà in essa mai niente di nuovo, ma ogni dolore e ogni piacere e ogni pensiero e sospiro, e ogni indicibilmente piccola e grande cosa della tua vita dovrà fare ritorno a te, e tutte nella stessa sequenza e successione - e così pure questo ragno e questo lume di luna tra i rami e così pure questo attimo e io stesso. L’eterna clessidra dell’esistenza viene sempre di nuovo capovolta e tu con essa, granello della polvere!»

La tua è un’arma di distruzione che esplode in tutta la sua drammaticità attraverso una semplice domanda. Chiedi, ti chiedi cosa sia viaggiare ed a cosa serva? Quanta forza sia insita in questa domanda, apparentemente semplice. “Ah, viaggino coloro che non esistono! Per chi non è niente, scorrere, come un fiume deve essere la vita. Ma coloro che pensano e sentono, quelli che son desti, l’orribile isteria dei treni, delle automobili, delle navi, non li fa né dormire né svegliare.”  “Cos’altro mi può dare la Cina che la mia anima non mi abbia già dato? E, se la mia anima non me lo può offrire, come potrà offrirmelo la Cina, se è con la mia anima che vedrò la Cina, se la vedrò? Potrei andare a cercare la ricchezza in Oriente, ma non la ricchezza dell’anima, perché la ricchezza della mia anima sono io, ed io sto dove sto, con o senza Oriente. Capisco che viaggi chi è incapace di sentire”.
Le parole son macigni. Potrei risponderti con una domanda ulteriore, cosa vuol dire conoscere e quali sono le vie che conducono alla conoscenza? Non sarebbe la maniera corretta di risponderti e di confrontarci in questo ideale tavolo sospeso nel tempo.  Proprio oggi, credo di aver trovato la mia risposta a questo tuo quesito, in un momento così triste della storia del mio paese.
I tuoi ragionamenti, le tue riflessioni, non fanno una piega caro Bernardo, ma dimenticano una cosa importante, la possibilità di giungere alla conoscenza non è unica. Osservare il mondo da una stanza di un ufficio in Rua dos Doradores è possibile e riempie l’anima. Per raggiungere questo tipo di conoscenza, sei ricorso all’astrazione, creando anche tu una migrazione dell’anima fluttuando nell’onirico. Anche il tuo è stato un viaggio, differente ma pur sempre un viaggio.
Accanto alla strada che tu stesso hai deciso di seguire, ne esiste però un’altra che tu, pur perfettamente a conoscenza, volutamente ometti di menzionare, criticando aspramente chi decide di perseguirla. “ Desiderare di morire a Pechino e non poterlo fare è una delle cose che pesano su di me come un cataclisma futuro”. Perché la Cina, perché Pechino, perché nelle tue parole è insito un richiamo a Marco Polo ed ai suoi viaggi ?  Ogni cosa è formata da un bianco ed un nero. La teoria degli opposti insita in ogni elemento della nostra vita. Nel circolo dell'eterno ritorno Nietzsche nel momento più incantato di Così parlò Zarathustra ci ricorda che «Tutte le cose sono incatenate, sono inanellate, sono innamorate». Lo strapotere dell'essere sul nulla, in quanto pensiero del filosofo, si rovescia paradossalmente nel suo opposto: nell'angoscia della determinazione, della vita come intensità libidico-emotiva.
Un viaggio, nel senso più antico del termine, è rompere la regola universale della staticità. Giungere alla conoscenza attraverso l’esperienza. Empirismo! La conoscenza può giungere non soltanto attraverso l’astrazione e l’introspezione individuale, bensì può derivare dall’osservazione, dall’incontro, dal confronto, dalle esperienze che un individuo conduce nel corso della sua vita. Viaggiare è liberta.  Viaggiare è crescita. Crescita è esistenza. La Cina, l’Egitto, il Marocco o la Cambogia, possono offrirti la libertà del mondo. L’opportunità di comprendere l’origine individuale di ciascuno mettendone in risalto la ricchezza o la penuria. Il viaggio è la riscoperta dell’ evoluzione, della tolleranza, della convivenza, un’ulteriore via d’uscita dall’inferno calviniano in cui ciascuno di noi si ritrova ad abitare quotidianamente.  
Il tramonto è un fenomeno intellettuale” affermavi tu. “Individuale” aggiungerei io. Ogni singolo tramonto, i suoi colori, la sua luce è un’individualità che lo rendono uno ed uno soltanto differenziandolo dal resto dei tramonti. Se così non fosse, la tua amata Lisbona non rappresenterebbe per te quell’unicum da te così sublimemente descritta. Se non avessimo un’origine dalla quale partire come potremmo apprezzare o disprezzare la “nostra” Lisbona?
Kostantin Kavfis, aveva compreso perfettamente tale concetto, donandoci una poesia di una profondità e dolcezza estrema.    

…..Sempre devi avere in mente Itaca -
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull'isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
sulla strada: che cos'altro ti aspetti? 
E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio,
con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.
  
Senza la nostra amata Itaca non avremmo mai apprezzato il viaggio, e senza aver intrapreso il nostro viaggio non avremmo mai compreso quanto importante fosse per noi Itaca. Tu trovavi rifugio nell’astrazione, ti allontanavi dalla tua amata Lisbona, senza mai uscire dai confini del tuo Portogallo, riuscendo ugualmente attraverso la profonda introspezione a  comprendere e conoscere. Io mi allontano dalla mia Itaca per esser libero di pensare, di conoscere, di comprendere senza intermediari, per allontanare i pregiudizi che quotidianamente distruggono la nostra anima, avvelenandola con odio ed intolleranza. Per amare la tolleranza in un mondo in cui la guerra fratricida sembra esser l’unica forma accettabile di convivenza. intraprendere un viaggio lontano dalle coste della mia amata Itaca è l’unico modo possibile per poter apprezzare le sue terre, i suoi colori ed i suoi sapori.  Per esser libero di vederne i limiti, i dolori, le sofferenze cui questa terra è destinata. Il senso di un viaggio caro Bernardo è racchiuso proprio in questo, comprendere i difetti della nostra Itaca, purificare la nostra anima e rifocillarla di incontri, conoscenze, confronti per crescere e raggiungerla un giorno finalmente liberi di amarla. Di viverla.
Il mondo onirico è stato il tuo rifugio, il viaggiò è la mia fuga da una realtà che non sentiamo nostra, da un mondo che non sentiamo appartenerci e dal quale abbiamo volutamente deciso di allontanarci. “Facciamo del nostro fallimento una vittoria, una cosa positiva ed elevata, con colonne, maestà e acquiescenza spirituale”. Creare per te ha coinciso con il sognare, creare per me ha coinciso e continua a coincidere con il viaggio.




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