giovedì 4 agosto 2011

Caminante no hay camino





Tutto passa e tutto resta,
però il nostro è passare,
passare facendo sentieri,
sentieri sul mare.
Mai cercai la gloria,
né di lasciare alla memoria
degli uomini il mio canto,
io amo i mondi delicati,
lievi e gentili,
come bolle di sapone.
Mi piace vederle dipingersi
di sole e scarlatto, volare
sotto il cielo azzurro, tremare
improvvisamente e disintegrarsi...
Mai cercai la gloria.
Viandante, sono le tue orme
il sentiero e niente più;
viandante, non esiste il sentiero,
il sentiero si fa camminando.
Camminando si fa il sentiero
e girando indietro lo sguardo
si vede il sentiero che mai più
si tornerà a calpestare.
Viandante non esiste il sentiero,
ma solamente scie nel mare...
Un tempo in questo luogo dove
ora i boschi si vestono di spine,
si udì la voce di un poeta gridare
«Viandante non esiste il sentiero,
il sentiero si fa camminando...»
Colpo dopo colpo, verso dopo verso...
Il poeta morì lontano dal focolare.
Lo copre la polvere di un paese vicino.
Allontanandosi lo viderono piangere.
«Viandante non esiste il sentiero,
il sentiero si fa camminando...»
Colpo dopo colpo, verso dopo verso...
Quando il cardellino non può cantare.
Quando il poeta è un pellegrino,
quando non serve a nulla pregare.
«Viandante non esiste il sentiero,
il sentiero si fa camminando...»
Colpo dopo colpo, verso dopo verso.













martedì 2 agosto 2011

L'homme et la mer - l'uomo e il mare

                                                                     



 23.07.2010
  

23.07.2011


lunedì 1 agosto 2011

La despedida - il collezionista di tramonti


Un caldo ed afoso pomeriggio estivo.
Marco appena rientrato da un altro viaggio per conto del Gran Kan, si sedette come abitudine, difronte al sovrano.
Silenzio!
Un’altra partita a scacchi stava per iniziare. Probabilmente l’ultima!
-          Cosa mi hai portato in dono mio fidato Marco?
E il viaggiatore senza aprir la bocca, con gesti quasi rituali, slegò la cinghia della sacca di pelle, appositamente donatagli dal Kublai Kan e depositò dinnanzi i piedi del sovrano alcune piccole scatole di legno finemente intarsiate e uno strano libro. Si intitolava “Il collezionista di tramonti”.
Il Gran Kan lasciò scivolare in maniera apparentemente superficiale il proprio sguardo severo sui doni del mercante veneziano. Sempre in silenzio, prese un panno avvolgendo l’impugnatura della Teiera bollente, adagiata sul piccolo tavolinetto basso posto alla destra del sovrano e con solennità iniziò a servire il tè bollente lasciandolo cadere dall’alto, con estrema precisione, sui piccoli bicchierini con arabeschi filigranati. Una leggero strato di schiuma bianca si formò sulla superficie del bicchiere.
-          Un libro?
Disse Kublai Kan offrendo un bicchiere di tè a Marco
-          Io posseggo già una quantità infinita di libri, perché hai deciso di portarmene un altro? Cosa ha di tanto prezioso questo libro che porti alla mia presenza? E queste scatole di semplice legno cosa contengono?
Marco, adagiato il bicchiere ai suoi piedi, osservando il sovrano negli occhi disse:
-          Venerato Kan,  questo appena concluso, probabilmente sarà stato il mio ultimo viaggio. Il tuo fidato ambasciatore dovrà tornare nella sua amata Venezia. Ogni cosa ha un suo tempo. E’ giunto il  momento di tornare a casa. Lavorando al tuo servizio ho avuto l’opportunità di conoscere, di scoprire e di esplorare ogni angolo di questo tuo incantevole regno e oltre. A lungo ho peregrinato per le sue strade, a piedi e a cavallo, in compagnia e da solo. Hai riposto in me la tua fiducia, hai chiesto di osservare con i miei occhi come fossero i tuoi. Entrambi sapevamo che prima o poi questo momento sarebbe arrivato. Ed eccomi qui ancora al tuo cospetto, con gli ultimi doni dalle estremità del tuo regno.
Mi domandi perché porto a te oggetti di così insignificante valore. La realtà è ben diversa mio saggio Kan. Un principe conosciuto durante il cammino mi insegnò che “l’essenziale è invisibile agli occhi e solo si vede bene con il cuore”. Ora questi oggetti riposti ai tuoi piedi apparentemente non hanno alcun valore materiale. In realtà però celano un regalo immenso. Nascondono l’emozione di un istante.
Il Gran Kan senza far trasparire alcuna emozione,osservò Marco negli occhi, si piegò in avanti allungando la mano su una delle scatolette di legno.
-          No! Aspetta!
Gridò Marco improvvisamente. Un attimo dopo, resosi conto della mancanza di rispetto manifestata, il mercante veneziano con lo sguardo fisso sul pavimento chiese perdono al Gran Kan per l’insolenza, afferrò il libro portato in dono al sovrano e aprendo una pagina quasi fosse casualità iniziò a leggere:
“Sull’etichetta, a lettere rotonde, uguali e quasi infantili, lessi: ‘Zagare, 1946, Primavera ’. Sollevai la scatoletta e l’agitai. A un tratto mi parve che qualcosa risuonasse all’interno, ma dopo averla agitata ancora per un po', non udii più nulla. Una semplice latta vuota. Mi sorpresi nello specchio con quella scatoletta all’orecchio. Avevo l’aria di un imbecille. Ebbi un sospiro, mi procurai un coltellino, aprii la latta e balzai all’indietro. La stanza fu invasa da una cortina di luce argentea. Le altre cose svanirono. Vidi davanti a me la linea azzurra del cielo e il sole che tramontava. Un luogo straniero, del tutto sconosciuto, illuminato da raggi rossi e color del bronzo. Similmente si riflette la fiamma della stufa sulle stoviglie d’argento. Alcune nuvole di porcellana giallastra, appena visibili all’orizzonte, il disco cremisi del sole nel fondo del cielo. Il cielo, in alto verde com’erba appena spuntata, un po' più in basso color della pera che marcisce, in un gioco di barbagli come i lampi di luce sul bicchiere di cristallo pieno di tè. L’aria pura e tersa, ma avviluppata da una stanchezza appena percettibile. Appena appena. Ecco che il tramonto c’era davvero. Non durò molto, solo qualche minuto finché il sole scomparve. Aprii la latta e la gettai a terra. Rimasi stordito per un po', come chi riprende a fumare dopo tanto tempo. Mezz’ora più tardi, svanita la vertigine, passai in rassegna tutte le altre etichette. Su tutte c’era la data, il nome del luogo e la stagione. Nient’altro…”
Terminato di leggere, Marco prese le sue cose salutò il Gran Kan e disse:
-          Adesso si, Kublai è questo il momento
Zaino in spalle e bastone nelle mani Marco salutò il sovrano e venne avvolto da una nebbia grigia ed improvvisa.
Il palazzo del Gran Kan pochi istanti dopo, al contrario, venne inondato da un’esplosione di colori. Marco si voltò indietro e un sorriso comparve sul suo volto. Il Gran Kan aveva aperto le scatole di legno!




"Il collezionista di tramonti" di Tomas Saulius Kondrotas - per scaricare il libro
http://www.oceanomare.com/speciali/articoli_speciali/collezionista.htm