sabato 30 aprile 2011

Augusta





Ancora una volta Marco, rientrato da uno dei suoi viaggi, si sedette nel soleggiato giardino del palazzo reale ove Kublai Kan  lo attendeva, impaziente, per la consueta ed improrogabile partita a scacchi. Proprio il Gran Kan fece la prima mossa avanzando il pedone centrale e chiedendo a Marco notizie sulla leggendaria città di Augusta. Seduto gambe incrociate, Marco osservando la scacchiera, mosse il cavallo superando la schiera di pedoni e iniziò il racconto.
Ad appena sette ore di cammino verso ovest dalla città di Esperanza si giunge ad Augusta. Una complessa  gerarchia di differenti livelli sviluppano la città in altezza, un complesso intreccio di vie e anguste stradine percorse quotidianamente da gente proveniente da ogni angolo dell'impero attirati lì per le ragioni più disparate. Gli abitanti di Augusta attraversano i vari livelli spostandosi a bordo di curiose macchine del tempo gialle, i cui conducenti guidano mediante un articolato sistema di leve, servendosi di un antico gioco di specchi per comunicarne la direzione ai passeggeri.
Ma la cosa che più colpisce appena giunti ad Augusta e' l'ondata decadente che avvolge ogni cosa. Le splendide piastrelle colorate, un tempo ornamento e vanto della città hanno ormai smarrito la loro originaria bellezza, l'azzurro vivo si e' trasformato in grigio chiaro, il giallo tipico della città ha lasciato spazio ad un bianco pallido. Augusta  e' una donna matura  dallo sguardo malinconico smarrito nelle fredde acque del fiume che attraversa la città ed abbraccia l'oceano. Una donna meravigliosa, che nonostante l’età ed i vissuti non ha mai perso il suo eterno fascino. L'ignaro viaggiatore che percorre le strette via di Augusta viene rapito da un’attrazione senza tempo, trasportato dalle melanconiche note che salgono dalle taverne variopinte, ed  il rumore roco dei gabbiani che danzano in cerca di cibo.
In cima alla città fu costruita  un’antica fortezza tra le cui mura si cela un curioso segreto. Il reggente in carica domina ogni singolo angolo di Augusta senza muovere un passo dalla sua fortezza. Un ingegnoso sistema di specchi, leve idrauliche e funi proiettano lo sguardo del curioso sovrano all’esterno della fortezza, nella vita dei sudditi per  osservare la loro dedizione e carpirne i segreti più intimi. Un trucco antico conservato in una delle torri della fortezza, un occhio sulla città che proietta la sua frenesia all’interno del vuoto castello.
Tra le strette strade di questo incredibile labirinto, in cui perdersi diventa un sublime piacere per il viaggiatore, un teatro a cielo aperto spalanca quotidianamente  il suo sipario.  Un sofà abbandonato in una piazza è la scenografia ideale per questo teatro improvvisato.  Le tende si aprono e piccoli attori inconsapevoli entrano in scena, bambini, cresciuti troppo in fretta, giocano liberi saltando sul divano abbandonato palco ideale per i numeri dei giovani artisti.
Ma Augusta ha in serbo un ulteriore segreto per il viaggiatore solitario che si avventura tra le sue strade. Un fantasma dai mille volti aleggia in una dimensione senza spazio né tempo per le vie della città. La leggenda narra di strani incontri con personaggi diversi che si aggirano silenziosi offrendo danze  intellettuali agli smarriti viaggiatori che vi si imbattono. Non esiste viandante che non sia stato conquistano dal fascino senza tempo del fantasma e dei suoi mille personaggi.  Assorbito e catapultato in un parallelo labirinto interiore avvolto in un’ inquieta atmosfera intima alla quale e' difficile sottrarsi, l’ignaro viaggiatore assetato di cultura resta in attesa del prossima apparizione.
Regina in diagonale a protezione del re. Kublai kan, interruppe il suo ambasciatore e domandò cosa il giovane mercante avesse portato al suo imperatore in dono dalla tanto decantata Augusta. Senza rispondere direttamente Marco estrasse dal borsello di cuoio, una piccola bottiglia di vetro  adagiandola delicatamente al centro di un piccolo drappo di seta ai piedi del Grande Kan. Quest’ultimo, sorpreso alla vista del regalo del mercante esclamò:
- Mio giovane Marco, ogni ambasciatore di ritorno da un qualunque angolo del mio regno reca al mio cospetto pietre preziose, ornamenti in oro, sculture del legno più pregiato, tessuti di seta o di lino, ricchezze e mercanzie di pregio. In cambio tu estrai dalla borsa una semplice bottiglia, di comune vetro per giunta, al cui interno è contenuta un po’ di terra e dell’ acqua!
La mossa del Gran kan era estremamente intelligente e sottile, la consueta provocazione del sovrano che amava giocare con Marco. Il giovane mercante veneziano, per nulla sorpreso dall’affermazione del Sovrano, consapevole delle sue astute sfide, senza scomporsi ne' intimorirsi, rispose:
- E' un piccolo acquario, privo di pesci Grande kan.
Rispose il mercante, continuando.
- Ho portato fino a queste lontane terre i sapori e gli odori di Augusta affinché tu, estraendo il sughero di questo contenitore privo di valore, ti possa perdere nei sapori ed effluvi di Augusta e del suo immenso fiume che abbraccia l'oceano. All'interno è contenuta la terra su cui i miei piedi hanno camminato, l’acqua che ha lavato le mie membra stanche e piccoli tesori che il mare mi ha donato e che adesso ripongo ed affido alle tue pregiate mani, unitamente ad un messaggio del fantasma che io stesso ho conosciuto: "ogni cosa che e' stata nostra, anche se soltanto per la casualità della convivenza o della vista, perché e' stata nostra diventa noi".
 Augusta e' nelle tue mani mio venerato Kan, attraverso questa bottiglia potrai coglierne il sapore e l' odore e finalmente  Augusta diverrà tua per sempre.
*****
Una vez más, Marcos, regresado de uno de sus viajes, se sentó en el soleado jardín del palacio real, donde Kublai Khan estaba esperando con impaciencia para el juego habitual y urgente de ajedrez. El mismo Gran Khan hizo el primer movimiento de avance  el peones al  centro de la mesa, y requiedendo informes a Marco, sobre la legendaria ciudad de Augusta. Sentado con las piernas cruzadas, Marco mirando el tablero, adelantò el caballo más allá de las filas de los peatones y comenzó la historia.

Tan sólo siete horas a pie desde la ciudad de Esperanza se llega a Augusta. Una compleja jerarquía de diferentes niveles desarrollan  la ciudad en altura, una compleja red de calles y callejuelas recorridas a diario por personas de todos los rincones del imperio atraídos por muchas razones diferentes. Los ciudadanos de Augusta se mueven a través de los varios niveles, en curiosas máquinas del tiempo amarillas, que los conductores guían a través de un complejo sistema de palancas, utilizando un antiguo juego de espejos para comunicar la dirección para el viajero.
Pero lo más sorprendente acaba de llegar a Augusta es la ola decadente que envuelve todas las cosas. Los azulejos de bellos colores, una vez ornamento y orgullo de la ciudad han perdido su belleza original, el color azul brillante es hoy de color gris claro, los azulejos amarillos  típicos de la ciudad han pasado a un blanco pálido. Augusta es una mujer de mediana edad de ojos tristes, perdidós en las frías aguas del río que atraviesa la ciudad y abraca el océano. Una mujer maravillosa, que a pesar de su edad y sus experiencias, nunca ha perdido su atractivo eterna. El viajero desperdido en la estrecha calle de Augusta es secuestrado por un atractivo atemporal, transportado  por las melancolias notas que se elevan desde las tabernas de colores y el ruido estridente de la danza de las gaviotas en busca de alimento.

En la parte superior de la ciudad fue construida una antigua fortaleza entre los muros de las cuales si oculta un secreto curioso. El regente a cargo, domina todos los rincones de Augusta sin levantar una pata de su fortaleza. Un ingenioso sistema de espejos y de palancas proyectan  la curiosa mirada del rey fuera de la fortaleza en la vida de sus súbditos para ver su dedicación y aprender sus secretos. Un viejo truco almacenados en una de las torres de la fortaleza, con un ojo en la ciudad que proyecta su frenesí en el interior del castillo.

Entre las estrechas calles de este laberinto increíble, en las que pérderse se convierte en un placer sublime para el viajero, un teatro al aire libre todos los días abre el telón. Un sofá en una plaza desierta es el escenario ideal para este teatro de improvisación. Las cortinas se abrien y los jóvenes actores salen al escenario, los niños que crecieron demasiado rápido,juegan libre saltando en el sofá abandonado, escenario ideal para el número de los jóvenes artistas.

Pero Augusta tiene otro secreto para el viajero que se aventura solo entre sus calles. Un fantasma de las mil caras flotando en una dimensión sin espacio ni tiempo para las calles de la ciudad. La leyenda habla de extraños encuentros con diferentes personajes que deambulan silenciosos ofrecendo danzas intelectuales a los perdidos viajeros que  se encuentran con ellos. No hay viajero que no ha sido conquistado por el atractivo de los fantasmas y sus muchos personajes. Absorbidos y arrojados en un laberinto paralelo envuelto en una atmósfera de inquietud íntima, que es difícil de ignorar, el desprevnido viajero que tiene sed de cultura espera a la próxima aparición.

Regina en diagonal para proteger al rey. Kublai Khan, parò a su embajador y le preguntó lo que el joven comerciante había traído como regalo a sus emperador a su tan decantada Augusta. Sin responder directamente, Marco extraíò de la bolsa de cuero, un frasco pequeño de vidrio y lo bajò suavemente en el centro de una tela de seda, situada al pie del Gran Khan. Este último, sorprendido al ver el regalo del comerciante, dijo:

- Mi joven Marco, cada embajador que volve desde cualquier rincón de mi reino iba delante de mí con piedras preciosas, ornamentos de oro, tallas de madera más valiosa, tejido de seda o lino, cada riqueza y calidad de mercancía. A cambio, tu  extraes de la bolsa sólo una botella de vidrio común, en el que figura un poco de  tierra y de agua!

El juego del Gran Khan era muy inteligente y sutil, el reto habitual del soberano a quien le encantaba jugar con Marcos. El joven comerciante veneciano, para nada  sorprendido y intimidido por la pregunta del sobrano, conciente de sus retos astuto, contestò con calma:

- Es un pequeño acuario sin peces Gran Kan!

Dijo el comerciante, siguiendo

- He traído a estas tierras lejanas los sabores y olores de Augusta para que tu, tirando el corcho de este contenedor sin valor, te puedas perder en los sabores y aromas de Augusta y su inmenso río que se extiende hasta abrazarse con el océano. Dentro de esto, está contenida la tierra en que mis pies han caminado, el agua que ha lavado mi cuerpo cansado ​​y pequeños tesoros que el mar me ha dado y ahora pongo y encomiendo a las tus valorosas manos, junto con un mensaje del fantasma que he conocido:
 

“ Todo lo que ha sido nuestro, aunque solo por la casualidad de la coexistencia o de la vista, porque ha sido nuestra se ha convertido en nosotros” Augusta esta en tus  manos  mi venerado Kan, a través de esta botella tu puedes captar el sabor y el olor y, finalmente, Augusta será tuya para siempre.



martedì 19 aprile 2011

Black Stallion

...perchè i ricordi son cicatrici che rimangono per sempre impresse nella pelle


 




lunedì 18 aprile 2011

Bom Dia Senhor Bernardo....


         Bom dia caro Bernardo, mi ero ripromesso di scriverti al ritorno dalla tua tanto amato Lisbona dai lucenti e ricchi cromatismi. Oggi però, il corso degli eventi ha cambiato lo “status quo” e mi trovo qui seduto, in questa piccola stanza che da un po’ chiamo casa. Prima ancora di conoscere Rua dos Doradores, ti scrivo seduto al sole di una finestra nella zona sud della splendida capitale spagnola. Per una apparentemente inspiegabile circostanza del destino Madrid è geograficamente collocata a metà strada tra il tuo Portogallo e la mia Italia.  
Sul comodino della mia piccola stanza ho appena riposto il tuo “libro dell’inquietudine”,  quanti insegnamenti, quanta realtà, nel tuo inconfondibile stile che definisci prosa ma in molti passi si eleva a somma poesia. Le pagine di questo libro son mine antiuomo disposte in un negozio di cristalli. Sfogliare le tue pagine è un vento che soffia dentro l’anima del lettore, alle volte caldo scirocco che spira dal sud, altre gelido e pungente come la tramontana. Leggerti richiede tempo, un piatto che dev’essere assaporato lentamente, procrastinando il più a lungo possibile il sapore che offre al fine palato delle emozioni.
Si, sei proprio bravo a raccontare la tua personale visione del mondo caro Bernardo, ma i tuoi erano tempi in cui era possibile conoscere rifugiandosi nel mondo onirico, in quei sogni ad occhi aperti divenuti per te realtà. Il sogno è stato per te un rifugio e la stessa conoscenza del mondo. Attraverso l’onirico sei stato in grado di compiere le più incredibili evoluzioni dell’intelletto conducendolo sino alle sue più profonde estremità. Hai conosciuto il mondo muovendo da un nichilismo quasi assoluto, hai annullato ogni cosa attorno a te per poterla cogliere nella sua più intima essenza “Astenendomi completamente dall’azione, disinteressandomi delle Cose, riesco a vedere il mondo esteriore quando lo osservo con un’oggettività perfetta […] E così riesco”. 
Facile per te rifugiarti nella piccola stanza di Rua dos Doradores, astraendoti da ogni cosa, immergendoti nel tuo onirico viaggio alla ricerca della conoscenza, delle emozioni, della profondità. Il tuo pensiero è libero, l’ astrazione è libertà. Riuscire a ritagliarti uno spazio, un’isola in cui spezzare le catene del pensiero ed elevare la riflessione ai suoi confini più estremi e reconditi per giungere alla conoscenza, non è cosa semplice e tu ne eri perfettamente consapevole. “libertà è possibilità di isolamento”.
In questa tua poesia, in questi tuoi lampi che squarciano l’anima e ne penetrano i segreti della conoscenza più intima anche tu ti sei dovuto arrendere all’inesorabile scorrere del tempo. Hai provato a coglierne l’essenza, la magia, ma ti sei dovuto arrendere. “E’ la fuga astratta del tempo, non la fuga concreta che è mio”. Ed il tempo scorre inesorabile, il mondo cambia, la tua stessa Rua dos Doradores è diversa da quella via in cui i tuoi passi scorrevano lenti, diverse le persone, diversi i sapori, diverso il mondo che ci avvolge. Ogni cosa che ci circonda scorre rapida e la libertà dell’astrazione diviene ogni giorno più complessa. Il tuo mondo non è il mio caro Bernardo.
Il tuo “amicoNietzsche lo aveva già compreso attraverso la teoria dell’eterno ritorno, quando affermava che: «Questa vita, come tu ora la vivi e l’hai vissuta, dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli volte, e non ci sarà in essa mai niente di nuovo, ma ogni dolore e ogni piacere e ogni pensiero e sospiro, e ogni indicibilmente piccola e grande cosa della tua vita dovrà fare ritorno a te, e tutte nella stessa sequenza e successione - e così pure questo ragno e questo lume di luna tra i rami e così pure questo attimo e io stesso. L’eterna clessidra dell’esistenza viene sempre di nuovo capovolta e tu con essa, granello della polvere!»

La tua è un’arma di distruzione che esplode in tutta la sua drammaticità attraverso una semplice domanda. Chiedi, ti chiedi cosa sia viaggiare ed a cosa serva? Quanta forza sia insita in questa domanda, apparentemente semplice. “Ah, viaggino coloro che non esistono! Per chi non è niente, scorrere, come un fiume deve essere la vita. Ma coloro che pensano e sentono, quelli che son desti, l’orribile isteria dei treni, delle automobili, delle navi, non li fa né dormire né svegliare.”  “Cos’altro mi può dare la Cina che la mia anima non mi abbia già dato? E, se la mia anima non me lo può offrire, come potrà offrirmelo la Cina, se è con la mia anima che vedrò la Cina, se la vedrò? Potrei andare a cercare la ricchezza in Oriente, ma non la ricchezza dell’anima, perché la ricchezza della mia anima sono io, ed io sto dove sto, con o senza Oriente. Capisco che viaggi chi è incapace di sentire”.
Le parole son macigni. Potrei risponderti con una domanda ulteriore, cosa vuol dire conoscere e quali sono le vie che conducono alla conoscenza? Non sarebbe la maniera corretta di risponderti e di confrontarci in questo ideale tavolo sospeso nel tempo.  Proprio oggi, credo di aver trovato la mia risposta a questo tuo quesito, in un momento così triste della storia del mio paese.
I tuoi ragionamenti, le tue riflessioni, non fanno una piega caro Bernardo, ma dimenticano una cosa importante, la possibilità di giungere alla conoscenza non è unica. Osservare il mondo da una stanza di un ufficio in Rua dos Doradores è possibile e riempie l’anima. Per raggiungere questo tipo di conoscenza, sei ricorso all’astrazione, creando anche tu una migrazione dell’anima fluttuando nell’onirico. Anche il tuo è stato un viaggio, differente ma pur sempre un viaggio.
Accanto alla strada che tu stesso hai deciso di seguire, ne esiste però un’altra che tu, pur perfettamente a conoscenza, volutamente ometti di menzionare, criticando aspramente chi decide di perseguirla. “ Desiderare di morire a Pechino e non poterlo fare è una delle cose che pesano su di me come un cataclisma futuro”. Perché la Cina, perché Pechino, perché nelle tue parole è insito un richiamo a Marco Polo ed ai suoi viaggi ?  Ogni cosa è formata da un bianco ed un nero. La teoria degli opposti insita in ogni elemento della nostra vita. Nel circolo dell'eterno ritorno Nietzsche nel momento più incantato di Così parlò Zarathustra ci ricorda che «Tutte le cose sono incatenate, sono inanellate, sono innamorate». Lo strapotere dell'essere sul nulla, in quanto pensiero del filosofo, si rovescia paradossalmente nel suo opposto: nell'angoscia della determinazione, della vita come intensità libidico-emotiva.
Un viaggio, nel senso più antico del termine, è rompere la regola universale della staticità. Giungere alla conoscenza attraverso l’esperienza. Empirismo! La conoscenza può giungere non soltanto attraverso l’astrazione e l’introspezione individuale, bensì può derivare dall’osservazione, dall’incontro, dal confronto, dalle esperienze che un individuo conduce nel corso della sua vita. Viaggiare è liberta.  Viaggiare è crescita. Crescita è esistenza. La Cina, l’Egitto, il Marocco o la Cambogia, possono offrirti la libertà del mondo. L’opportunità di comprendere l’origine individuale di ciascuno mettendone in risalto la ricchezza o la penuria. Il viaggio è la riscoperta dell’ evoluzione, della tolleranza, della convivenza, un’ulteriore via d’uscita dall’inferno calviniano in cui ciascuno di noi si ritrova ad abitare quotidianamente.  
Il tramonto è un fenomeno intellettuale” affermavi tu. “Individuale” aggiungerei io. Ogni singolo tramonto, i suoi colori, la sua luce è un’individualità che lo rendono uno ed uno soltanto differenziandolo dal resto dei tramonti. Se così non fosse, la tua amata Lisbona non rappresenterebbe per te quell’unicum da te così sublimemente descritta. Se non avessimo un’origine dalla quale partire come potremmo apprezzare o disprezzare la “nostra” Lisbona?
Kostantin Kavfis, aveva compreso perfettamente tale concetto, donandoci una poesia di una profondità e dolcezza estrema.    

…..Sempre devi avere in mente Itaca -
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull'isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
sulla strada: che cos'altro ti aspetti? 
E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio,
con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.
  
Senza la nostra amata Itaca non avremmo mai apprezzato il viaggio, e senza aver intrapreso il nostro viaggio non avremmo mai compreso quanto importante fosse per noi Itaca. Tu trovavi rifugio nell’astrazione, ti allontanavi dalla tua amata Lisbona, senza mai uscire dai confini del tuo Portogallo, riuscendo ugualmente attraverso la profonda introspezione a  comprendere e conoscere. Io mi allontano dalla mia Itaca per esser libero di pensare, di conoscere, di comprendere senza intermediari, per allontanare i pregiudizi che quotidianamente distruggono la nostra anima, avvelenandola con odio ed intolleranza. Per amare la tolleranza in un mondo in cui la guerra fratricida sembra esser l’unica forma accettabile di convivenza. intraprendere un viaggio lontano dalle coste della mia amata Itaca è l’unico modo possibile per poter apprezzare le sue terre, i suoi colori ed i suoi sapori.  Per esser libero di vederne i limiti, i dolori, le sofferenze cui questa terra è destinata. Il senso di un viaggio caro Bernardo è racchiuso proprio in questo, comprendere i difetti della nostra Itaca, purificare la nostra anima e rifocillarla di incontri, conoscenze, confronti per crescere e raggiungerla un giorno finalmente liberi di amarla. Di viverla.
Il mondo onirico è stato il tuo rifugio, il viaggiò è la mia fuga da una realtà che non sentiamo nostra, da un mondo che non sentiamo appartenerci e dal quale abbiamo volutamente deciso di allontanarci. “Facciamo del nostro fallimento una vittoria, una cosa positiva ed elevata, con colonne, maestà e acquiescenza spirituale”. Creare per te ha coinciso con il sognare, creare per me ha coinciso e continua a coincidere con il viaggio.




domenica 17 aprile 2011

Le città invisibili - las ciudades invisibles (I. Calvino)


 

          "L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne . Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e sapere riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".


         "El infierno de los vivos no es algo que serà, si hay uno, es lo que ya está aquí, el infierno que habitamos todos los días, que formamos estando juntos. Hay dos maneras para no sufrir. La primera es fácil para muchos: aceptar el infierno y convertirse en una de las partes hasta el punto de no verlo mas. La segunda es riesgosa y exige atención y aprendizaje continuos: buscar y ser capaz de reconocer quién y qué, en medio del infierno, no es infierno, y darle espacio y hacer que dure".










martedì 12 aprile 2011

In un soleggiato pomeriggio di Aprile

   


Bernardo Soares, alias Fernando Pessoa afferma che leggere equivale a sognare per mano altrui, allo stesso modo osservare una fotografia è vedere con occhi altrui. L’arte è un sottrarsi all’azione o alla vita, affermava il contabile di Rua dos Douradores.  Esistono due tipi di artisti:  coloro che esprimono ciò che non hanno e coloro che esprimono quello che è restato di quanto hanno avuto.
È proprio questa frase che risuona nella mia mente in un soleggiato pomeriggio di Aprile, dopo aver conosciuto Jacques_Henri_Lartigue  (1894-1986), fotografo e pittore francese. Dalla ordinata e frenetica capitale Spagnola, mi ritrovo catapultato nella Francia dei primi del secolo passato a godere della fine estetica dell’eleganza.
I



II

In questo incredibile viaggio indietro nel tempo, le foto dell’artista francese offrono una visione soggettiva dell’eleganza attraverso composizioni sapientemente equilibrate, filtrate da carezze e ricordi infantili, una fiaba antica sospesa in una dimensione senza tempo né spazio un incredibile ed estremo inno  alla vita.



III


IV


V


VI


VII

Ciò che traspare dall’osservazione delle foto di Lartigue è proprio una capacità di “sentire” in profondità di cogliere il tutto ed il suo peso attraverso la semplicità delle azioni quotidiane. “Vedere è essere distanti. Vedere nitidamente significa fermarsi. Analizzare è essere stranieri” ci ricorda ancora Bernardo Soares. Quanta verità!
Il pallone lanciato in aria tornerà a cadere, bisogna provare a qualunque costo a mantenerlo in questo stato fluttuante di sospensione. Il giorno non dovrebbe terminare mai. Attraverso i suoi lavori il fotografo francese prova a imprigionare l’implacabile trascorrere del tempo.


VIII

Le opere di Lartigue rispecchiano la consapevolezza dell’autore dei molteplici punti di vista dai quali il mondo può esser osservato, incluso la relazione tra gli opposti. “Ciò che è infinitamente piccolo, può raggiungere una dimensione maggiore di ciò che è estremamente grande”. Grazie alla sua capacità di cogliere il momento, imprigionarlo in una gabbia dalle dimensioni mutevoli, le immagini del fotografo francese sono in grado di catturare la magia di un istante, l’incertezza nella quale il tempo oscilla. Ed è proprio in questo intervallo che risiede la verità eterna delle immagini di Lartigue.



IX

X
L’attenzione e l’innovazione compositiva, attraverso la sperimentazione di inquadrature non convenzionali, l’esaltazione dello spazio attraverso giochi prospettici ripetuti o riflessi, donano profondità e ingenerano una profonda incertezza nell’estasiato osservatore. I protagonisti delle foto di Lartigue, sembrano smarriti tra vanità ed inesistenza, tra silenzio e mancanza di comunicazione.


XI

XII

Attraverso l’uso di una sapiente Bianco e Nero e di un’eleganza compositiva fuori dall’ordinario le foto di Lartigue proiettano in una dimensione surreale in cui i protagonisti vengono esaltati nella loro estrema semplicità. La fotografia è uno strumento unico per fermare la vita, ed il fotografo francese ne è consapevole.
XIII

  La lotta continua contro il trascorrere del tempo ed il sogno realizzato di volare, sono costanti nelle opere di Lartigue. “E’ la forma di illudere l’inerzia del proprio corpo, conoscere l’esaltazione dell’altezza, l’adrenalina che scorre e sperimentare l’ebbrezza che produce l’indipendenza”
XIV

Catturato dall’infinito: Nel regno dell’incertezza, l’uomo ha una padrona assoluta: la natura. Essa costituisce questo grande mondo galleggiante, in essa identifichiamo tutte le nostre possibili contraddizioni. Di fronte l’immensità dell’oceano siamo soltanto dei minuscoli puntini che l’orizzonte dissolve in un eccesso di luce o che la mareggiata culla come boe lontane. In questa immagine, l’uomo intrappolato dalla lontananza, catturato dall’infinito, si imbatte nella sua solitudine.

La spiaggia è il luogo più grande della Terra, niente impedisce che i miei occhi volino e navighino infinitamente lontano

XV


 
XVI

 
XVII


XVIII


Grazie J.H. Lartigue per avermi regalato questo meraviglioso tuffo artistico in un dolce e caldo pomeriggio d’aprile
La vita è qualcosa di meraviglioso che balla, salta, vola, ride e passa



XIX

XX

giovedì 7 aprile 2011

Marco ed i suoi viaggi....

......pur trovandosi ancora nella antica bottega di Rua dos Doradores, in un dolce mattino primaverile, Kublai Kan comunicò a Marco la sua prossima meta.........

sabato 2 aprile 2011

Il Confronto

Sono rimasto sempre affascinato dal confronto.
La possibilità di affrontarsi su un ipotetico campo di battaglia fatto di parole e pensieri, in un contraddittorio aperto, sincero e leale che  rappresenta la forma più elevata dell'intelletto umano.
Uno di questi celebri incontri avvenne subito dopo l'attentato alle Torri Gemelle di New York. 
Senza sminuire il contenuto di tali confronti, semplicemente giocando un po' con la fantasia  si potrebbe immaginare un ring con il tappeto in gomma, le corde azzurre e rosse e lo speaker elegante al centro. Il microfono che scende giù dal cielo e con una voce estremamente enfatizzata  inizia la presentazione dei  due sfidanti. 
In un angolo di questo immaginario ring letterario, troviamo la giornalista, scrittrice e soprattutto Donna, Oriana Fallaci , toscana di nascita, americana di adozione. E' il 29 settembre 2001 origine del confronto è un articolo della stessa giornalista pubblicato sulle pagine del Corriere della Sera.
All'angolo opposto del medesimo ring immaginario, il giornalista, scrittore e Uomo, Tiziano Terzani , anch'egli toscano di nascita ma "asiatico" d'adozione, la cui replica non tarda a farsi sentire ed avviene attraverso le pagine dello stesso quotidiano l'8 ottobre 2001.
 E' uno "scontro" estremamente interessante ed attuale che invita alla riflessione, non c'è alcun vincitore soltanto l'intelletto umano. Un duello memorabile, come gli storici incontri di boxe che rimangono impressi nell'immaginario collettivo.  
A prescindere dalla posizione specifica alla quale ciascuno di noi decida di aderire, l'insegnamento che un tale "duello" giornalistico-letterario" offre è l'importanza del confronto, lo scambio di opinioni ed il rispetto reciproco, per una libera crescita intellettuale.
Un invito estremamente attuale, in un momento delicato come quello che stiamo vivendo, a rispettare ed accettare le opinioni altrui, ricordando sempre che ogni fenomeno può essere osservato da differenti prospettive, senza che necessariamente l'una debba prevalere sull'altra. 

Infine, un piccolo estratto per ricordare a me stesso e agli ignari naviganti di questo blog, l'importanza di essere italiani in un momento in cui l'identità e l'orgoglio nazionale sono messi estremamente in discussione da  una classe politica in grado soltanto di accrescere le distanze, le inimicizie e l'intolleranza perdendo in tal modo di vista la reale identità del Nostro meraviglioso Paese, fatto di pensatori, illuminati, uomini e donne che hanno dato la loro vita per la crescita intellettuale di questa martoriata penisola.  

"La mia Patria è l’Italia, e l’Italia è la mia mamma. Sir, io amo l’Italia. E mi sembrerebbe di rinnegare la mia mamma a prendere la cittadinanza americana». Gli risposi anche che la mia lingua è l’italiano, che in italiano scrivo, che in inglese mi traduco e basta. Nello stesso spirito in cui mi traduco in francese, cioè sentendolo una lingua straniera. E poi gli risposi che quando ascolto l’Inno di Mameli mi commuovo. Che a udire quel Fratelli-d’Italia, l’Italia-s’è-desta, parapà-parapà-parapà, mi viene il nodo alla gola. Non mi accorgo nemmeno che come inno è bruttino. Penso solo: è l’inno della mia Patria. Del resto il nodo alla gola mi vien pure a guardare la bandiera bianca rossa e verde che sventola"

"La fine è il mio inizio"




Ieri è uscito nelle sale cinematografiche italiane il film tratto da uno dei libri di maggior successo del giornalista toscano intitolato appunto "La fine è il mio inizio". 
Ciò che segue rappresenta una limitata raccolta di frasi ed aforismi, estremamente attuali, tratti da alcuni libri o interviste dello scrittore,  per permettere, all' ignaro viaggiatore della rete che casualmente si imbatta in questo blog, di conoscere lo scrittore, giornalista e uomo Tiziano Terzani.

"Ogni posto è una miniera. Basta lasciarcisi andare. Darsi tempo, stare seduti in una casa da tè a osservare la gente che passa, mettersi in un angolo del mercato, andare a farsi i capelli e poi seguire il bandolo di una matassa che può cominciare con una parola, con un incontro, con l'amico di un amico di una persona che si è appena incontrata e il posto più scialbo, più insignificante della terra diventa uno specchio del mondo, una finestra sulla vita, un teatro d'umanità dinanzi al quale ci si potrebbe fermare senza più il bisogno di andare altrove. La miniera è esattamente là dove si è: basta scavare."
dal libro "Un indovino mi disse"

"Mi piaceva pensare che i problemi dell'umanità potessero essere risolti un giorno da una congiura di poeti: un piccolo gruppo si prepara a prendere le sorti del mondo perché solo dei poeti ormai, solo della gente che lascia il cuore volare, che lascia libera la propria fantasia senza la pesantezza del quotidiano, è capace di pensare diversamente. Ed è questo di cui avremmo bisogno oggi: pensare diversamente".

"Trovo che vi sia una bella parola in italiano che è molto più calzante della parola felice, ed è contento, accontentarsi: uno che si accontenta è un uomo felice".

"I migliori compagni di viaggio sono i libri: parlano quando si ha bisogno, tacciono quando si vuole silenzio. Fanno compagnia senza essere invadenti. Danno moltissimo senza chiedere nulla".

"Quando sei a un bivio e trovi una strada che va in su e una che va in giù, piglia quella che va in su. È più facile andare in discesa, ma alla fine ti trovi in un buco. A salire c'è speranza. È difficile, è un altro modo di vedere le cose, è una sfida, ti tiene all'erta".

"A volte bisogna rischiar, fare altre cose. Occorre rinunziare ad alcune garanzie perché sono anche delle condizioni".