Un freddo ma assolato pomeriggio di un autunno lontano. Una pioggia di foglie che si stagliano dagli alberi ingialliti e si posano sui vetri umidi di una piccola mansarda, trasportate da un vento conosciuto. Un vento distante nel tempo che culla i pensieri come onde inquiete riportandoli indietro. Su una battigia lontana eppure così presente, una bottiglia galleggia alla deriva. Un messaggio che ritorna alla mente all’improvviso e le pagine di un libro che si aprono, lasciando libere le parole restituendo ricordi di viaggi lontani.
“Posa la penna, piega il foglio, lo infila in una busta. Si alza, prende dal suo baule una scatola di mogano, solleva il coperchio, ci lascia cadere dentro la lettere, aperta e senza indirizzo. Nella scatola ci sono centinaia di buste uguali. Aperte senza indirizzo. Ha 38 anni, Bartleboom. Lui pensa che da qualche parte, nel mondo, incontrerà un giorno una donna che, da sempre, è la sua donna. Ogni tanto si rammarica che il destino si ostini a farlo attendere con tanta indelicata tenacia, ma col tempo ha imparato a considerare la cosa con grande serenità. Quasi ogni giorno, ormai da anni, prende la penna in mano e le scrive. Non ha nomi e non ha indirizzi da mettere sulle buste: ma ha una vita da raccontare. E a chi, se non a lei? Lui pensa che quando si incontreranno sarà bello posarle sul grembo una scatola di mogano piena di lettere e dirle
- Ti aspettavo
Lei aprirà la scatola e lentamente, quando vorrà, leggerà le lettere una ad una e risalendo un chilometrico filo di inchiostro blu si prenderà gli anni – i giorni, gli istanti – che quell’uomo, prima ancora di conoscerla già le aveva regalato. O forse, più semplicemente, capovolgerà la scatola e attonita davanti a quella buffa nevicata di lettere sorriderà dicendo a quell’uomo
- Tu sei matto.
E per sempre lo amerà”
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